domenica 26 gennaio 2014

Amore e Psiche




" Ecco la bella, struggente favola di Amore e Psiche, raccontata con forte emozione da Ada Tavani, 
Una storia su cui riflettere per godere pienamente del meraviglioso dono dell’amore 
basato innanzitutto sulla fiducia; da non tradire mai se si vuole renderlo 
unico, completo, indissolubile: eterno.







Anche se le origini della favola vanno probabilmente rintracciate nella tradizione orale nordafricana,
 la fiaba di Amore e Psiche è giunta a noi attraverso diverse redazioni
delle quali la più celebre è senz’altro quella tramandataci attraverso le Metamorfosi di Apuleio.

Psiche è la figlia di un re, fanciulla tanto bella da suscitare le ire di Venere stessa,
che ordina al figlio Amore di rapirla e darla in sposa all’ultimo tra gli uomini. 
Nel frattempo il padre della fanciulla, preoccupato perché la figlia, pur bellissima, 
non è tuttavia richiesta in sposa da nessuno, interroga l’oracolo di Mileto: il responso è nefasto: 
Psiche sarà sposa non già di un uomo, ma di un essere terribile temuto da tutti i viventi.
 La fanciulla deve essere accompagnata da un corteo funebre su un alto monte, 
e lì abbandonata perché si compia il suo destino.
 Riluttante,la famiglia acconsente a compiere il volere degli dei, ed è lì,
 mentre dorme sfinita e terrorizzata, che Amore la trova.






Alla vista della fanciulla, Amore se ne invaghisce, e anziché obbedire al volere di Venere
 decide di portarla con sè nel suo palazzo. 
Lì un’attonita Psiche si risveglia, circondata da meravigliose ricchezze ed accudita da mani invisibili, 
che soddisfano ogni suo desiderio.
 Di notte ella incontra finalmente il suo sposo, che la rassicura con dolci parole; 
di notte, la loro unione si compie, e giorno dopo giorno, anzi, notte dopo notte, 
si cementa sempre più, legandoli con immensa passione.








Psiche vorrebbe vedere il suo sposo: gli chiede perché mai egli non si mostri, 
soffre di trascorrere i giorni in una completa, sia pur dorata, solitudine;
lo prega di condurre lì le sorelle, perché le facciano compagnia. 
A nulla valgono i moniti di Amore, che la mette in guardia sul pericolo che li sovrasta, 
sulla rovina che la visita delle sorelle recherebbe alla loro perfetta felicità; 
anzi, predice a Psiche che le sorelle la indurranno a tramare contro di lui:
 “ ti vogliono convincere a vedere il mio volto…ma se tu mi vedrai, non potrai vedermi mai più..” 
Vinto infine dalle preghiere di Psiche, Amore acconsente a condurre lì le sorelle della sua sposa.








Le fanciulle, passato il primo momento di gioia per aver ritrovata la sorella viva ed in buona salute, 
sono rose dall’invidia per le immense ricchezze che ella possiede, 
e che sono loro negate; cominciano ad instillare il dubbio nell’animo di lei: 
chi è mai il suo sposo? E perché non si mostra in volto? 
Ha dunque Psiche dimenticato il responso dell’oracolo?
 Non è lui forse un mostro orrendo e pericoloso?
Sopraffatta dal dubbio, Psiche decide dunque di rompere il patto fatto con Amore, e una notte, 
mentre lui dorme, accende una lampada per vederlo: 
al chiarore del lume le appare il bellissimo giovane dormiente, avvolto nelle candide ali: 
sopraffatta dalla tenerezza, lo bacia e ribacia con passione, 
e non si avvede di una goccia d’olio che dalla lampada cade sulle ali di Amore, svegliandolo.
 Addolorato e deluso, il dio abbandona la sconsolata Psiche.






Iniziano a questo punto le terribili peregrinazioni di Psiche, 
che dovrà affrontare tremende prove per riacquistare la fiducia del suo amato,
 prove imposte da una terribile dea Venere, infuriata sia perché i figlio 
ha osato contravvenire ai suoi ordini, sia perché egli è ormai ammalato, 
consumato dal dolore per il tradimento di Psiche. 
A nulla valgono le preghiere della fanciulla, peraltro incinta di Amore: 
essa sarà tormentata da Angoscia e Tristezza, ancelle di Venere,
 e dovrà espiare la sua colpa.
Contro ogni attesa, Psiche supera le prime tre prove impostele: 
resta l’ultima, la più terribile: recarsi agli Inferi e recare a Venere un vasetto
 dell’unguento della bellezza che le darà Proserpina.
Con incredibile forza, la fanciulla supera riesce anche in questa prova; 
ora ha l’unguento da recare a Venere e potrà finalmente ottenerne il perdono,
 e riabbracciare l’amato sposo.






E’ importante di abbandonarsi tutti e due, fiduciosi, alle ali protettive dell’amore.
Ma la temeraria curiosità di Psiche ha ancora una volta il sopravvento: 
vuole usare un po’ del contenuto del vasetto per rendersi più attraente agli occhi di Amore, 
mostrarsi a lui nel migliore dei modi dopo tanto tempo e tante tribolazioni.
Ma nel vaso è contenuto solo il sonno mortale dello Stige, e quando l’incauta fanciulla osa aprirlo, 
cade morta. Ma Amore non l’ha mai dimenticata: 
sfuggito alla sorveglianza della madre, chiede aiuto a Giove, e risollevata tra le sue braccia Psiche,
 la rende in eterno sua sposa








**********************************







Sul significato di questo mito sono stati spesi fiumi di inchiostro; tuttavia, alcune considerazioni possiamo anche noi trarle, e riflettere sul suo insegnamento.

Innanzitutto, il palazzo dove Psiche viene condotta, descritto come colmo di enormi ricchezze, è evidente simbolo dei doni che l’amore offre apertamente a tutti coloro che gli si accostano, e che sanno goderne: nulla è celato, nulla è riposto; tutto può essere liberamente fruito. La condizione , però, è la fiducia: Psiche deve credere nel suo sposo, credere alle sue parole, non lasciarsi fuorviare dalle apparenze.






E qui entra in gioco l’invidia delle sorelle, peraltro poi punite severamente nella fiaba: esse sono la voce di quanti, e sono tanti, invidiano la felicità altrui.

Esse non sanno comprendere l’ineffabile felicità di Psiche, e al tempo stesso ne sono gelose, e tramano contro di lei, nascondendosi dietro saggi consigli. Quanti di noi hanno dovuto ascoltare le “sagge” voci di chi ci metteva in guardia dall’amore, da chi ci invita a razionalizzare, a volere capire, conoscere, vedere? Ed ecco dunque il peccato più grande di Psiche; aver voluto guardare in faccia il suo sposo.






Amore è, di per se stesso, inconoscibile: non può essere guardato, né conosciuto; egli esige da noi che lo si “riconosca” con un atto di fede assoluta. Non possiamo pretendere la conoscenza dell’amore, o lo perderemo: ed è appunto questo che capita a Psiche; non a caso Apuleio fa pronunciare ad Amore parole di tenerissimo dolore quando si avvede del tradimento della sposa: “ Sciocchissima Psiche..eppure più di una volta ti avevo amorosamente avvertito …”







Troppo lungo sarebbe soffermarsi sulle prove che Venere impone a Psiche, simboli anch’esse di tutti i passaggi che l’anima deve compiere nel suo cammino verso l’amore. Proviamo invece a riflettere sull’ultima, la più terribile: per Amore, Psiche deve scendere agli Inferi. Ogni amante, quindi, deve attraversare questo spaventoso percorso: solo la discesa nei luoghi più bui e terrificanti, senza temere nulla, guardando in faccia la morte, conduce all’amore. Né va dimenticato che per i greci amore, eros, aveva un fratello gemello, thanatos, morte; e il momento supremo del piacere fisico è indicato come “piccola morte”: una temporanea perdita di sensi, di abbandono estremo, un attimo nel quale si perde ogni contatto con il reale, si muore per poi rinascere.






Ed è questo, infine, il significato della morte di Psiche: solo morendo l’anima può abbandonarsi fiduciosa tra le braccia di Amore, che la eternerà nel suo bacio, attimo reso in modo superbo dalla celebre statua del Canova, quando Amore raccoglie da terra l’amata come un fiore, che si offre al suo abbraccio languida e fiduciosa.







 Qui Canova ha scolpito una farfalla nelle mani dei due amanti. Secondo una credenza popolare greco-romana la farfalla è il simbolo dell’anima che esce dal corpo. Per questo Psiche ha spesso ali di farfalla.

Da quel momento, Amore e Psiche formano un’unità inscindibile: l’uno non esiste senza l’altra. Non è solo simbolo dell’unione tra amanti, ma molto di più; non a caso, il frutto della loro unione si chiamerà Voluttà: il piacere nasce dunque dalla fusione di Amore e Psiche.






Non c’è dunque vero piacere se non quello che nasce da questa unione sublime: la mente e il corpo devono essere una cosa sola per raggiungere l’estasi. In un mondo che parla di “sesso”, che mercifica l’amore, che ne parla e straparla, esibisce e svilisce, l’insegnamento di questo mito andrebbe costantemente ricordato: non esiste un piacere meramente fisico; solo l’unione di amore e psiche può condurre alle vette più alte. Bisogna avere il coraggio di consegnarsi al lato inconoscibile dell’amore, scendere agli inferi se necessario, superare mille prove, per diventare infine degli esseri completi…

( da "Amore e Psiche/ il cofanetto magico ")



Su questo argomento ho scritto anche
Apuleio, una passione senza tempo




( Fotografie dal web )











27 commenti:

  1. Ciao Antonella...una leggenda bellissima...
    serena domenica
    un abbraccio
    lella

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    1. Ciao Lella, anche a me piace molto, una delle leggende più belle che conosca.
      Buona domenica e un abbraccio.
      Antonella

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  2. Ho riletto volentieri la storia molto bella dei due innamorati.

    Perchè duri l'amore occorre fiducia,stima e rispetto reciproco.

    Buona domenica, Antonella

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    1. Ciao Gianna, per me sincerità e fiducia sono alla base di tutto.

      Buona domenica anche a te.
      Antonella

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  3. Splendido il mito-fiaba, ma anche splendida e meravigliosa la scultura!

    Buona domenica
    Cinzia

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    1. Hai ragione Cinzia splendida la fiaba ma di una bellezza senza pari la scultura!

      Buona domenica.
      Antonella

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  4. Ciao Anto, ma non mi sembra nuovo questo post... comunque amo Amore e Psiche, è una bella favola che spiega tante cose sul senso dell'amore.
    Un abbraccio

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    1. Ciao melinda, il post è nuovo però avevo già parlato di Amore e Psiche in un post sulle Metamorfosi di Apuleio ( infatti, forse ti è sfuggito, ma ho messo anche il link ) e avevo usato una fotografia della scultura del Canova per accompagnare una citazione. Vedo che sei molto attenta!

      Un abbraccio.
      Antonella

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  5. Quello che ne traggo io è che le donne, siano esse delle dee o delle mortali, fanno sempre i casini complicandosi le cose :p
    Venere, invidiosa mignotta; le sorelle di Psiche, bastarde senza gloria; Psiche stessa che fa di "vanità, il tuo nome è donna!" il suo motto.
    Insomma... il povero Amore ha dovuto risolvere tutto, alla fine :p
    (commento maschilista XD)

    Buona domenica!

    Moz-

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    1. Ciao, bè, ne fai una lettura certamente un po' maschilista ma secondo me non poi così lontana dal vero. In questa storia, come in molte altre storie, sono i sentimenti e le terribili invidie e vendette che sorgono tra donne a far nascere le tragedie.

      Buona domenica.
      Antonella

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    2. Per una mela, la donna ci ha dopotutto condannati sia alla guerra di Troia (chissà perché sto nome :p) sia al peccato originale :p
      Amo essere maschilista, ahaha!
      Dai, in favore vostro dico che noi maschietti, nei miti, spesso facciamo la figura dei ritardati che non sanno stare appresso alle donne, molto più svelte di noi XD

      Moz-

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  6. Sì, queste foto sono bellissime, mi piace che sei riuscito a catturare la sua bellezza squisitamente. Saluti!

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    1. Grazie Leovi, ma questa volta, come ho specificato in fondo al post, purtroppo l'autrice delle splendide fotografie non sono io ma le ho trovate sul web.

      Un abbraccio.
      Antonella

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  7. Ciao Antonella,
    come sai adoro la storia di Amore e Psiche, che tra tutti i miti e le leggende, è senz'altro la mia preferita.
    Per amare serve avere una fiducia totale e soprattutto non bisogna mai farsi influenzare dagli altri, l'amore è un rapporto prezioso tra due persone e non tra due persone e gli altri.
    Se ci fidiamo, se gli altri vengono esclusi dal sentimento (non dalla vita) e se non si ha paura di non apparire nel modo sbagliato l'amore non muore mai ;)
    un bacione e buona domenica

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    1. Ciao Aurelie, ecco, secondo me in un rapporto d'amore la parola magica è proprio fiducia.

      Un bacione e buon pomeriggio.
      Antonella

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  8. Antonella, a Villa Carlotta, sul lago di Como, è possibile ammirare il gruppo Amore e Psiche giacenti eseguito da Adamo Tadolini; si tratta della replica della scultura commissionata ad Antonio Canova dal principe russo Yussupoff (oggi conservata al museo Ermitage di San Pietroburogo), derivata dal modello originale che lo stesso Canova aveva donato all'allievo prediletto Tadolini con l'autorizzazione di trarne quante copie ne volesse. Ottenuta, ad eccezione delle ali, da un unico blocco di marmo di Carrara di eccezionale bellezza, la scultura giunse a Tremezzo nel 1834, dove per la grande qualità fu a lungo scambiata per un'opera autografa di Canova e divenne tra le più celebri icone di sensualità e passione.

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  9. Ciao Lella, grazie, un commento bellissimo.
    Ho avuto la fortuna di ammirare a San Pietroburgo Amore e Psiche giacenti non sapevo, però, della replica di Tadolini a Villa Carlotta. Como non è poi così lontano da qui, penso proprio che andrò a vederla.

    Ancora grazie per questo commento, buona serata.
    Antonella

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  10. Amore e Psiche del Canova è una di quelle statue che non ti stanchi mai di ammirare, le figure che prendono vita dal marmo sembrano reali.
    Un abbraccio
    Mary

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    1. Ciao Mary, è vero e ogni volta che le guardi sembrano più belle. Non so a te ma a me anche la favola piace molto.

      Un abbraccio e buona serata.
      Antonella

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  11. bellissima nn la conoscevo mozzafiato....
    Ada

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  12. Hai visto che meraviglia? Lascia senza parole!

    Sono contenta che passi di qui e soprattutto sia io che Renato siamo contenti di avervi di nuovo più presenti nella nostra vita...purtroppo la lontananza è tanta!.

    Un bacione.
    Antonella

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  13. Se ricordo bene avevi fatto un post simile, ma era su Apuleio e le Metamorfosi.
    Un saluto

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    1. Sì, ti ricordi bene , avevo parlato di Apuleio, delle Metamorfosi e di conseguenza di Amore e Psiche ma non avevo raccontato e analizzato il mito.

      Un abbraccio.
      Antonella

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  14. Io, si sa, sono un po' distaccata e a volte cinica. Ogni volta che penso a questa pur bellissima storia la mia mente mi fa annotare quanto possano essere stupide le donne ! O quanto stupide le dipingono gli uomini che inventano storie ! La statua del Canova è adorabile più della favola. Un abbraccio.

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    1. Sono per la seconda ipotesi "quanto stupide le fanno apparire gli uomini". A me la favola piace molto e la statua, bè è una di quelle opere che ti fanno trattenere il respiro.

      Un abbraccio e buona serata.
      Antonella

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  15. Bellissima storia d'amore che incanta l'animo!
    Un abbraccio e buona serata da Beatris

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  16. Hai ragione, una delle più belle storie d'amore che siano mai state raccontate.
    Un abbraccio e buona serata anche a te.
    Antonella

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Piemontesità

Piemontesità
" ...ma i veri viaggiatori partono per partire, s'allontanano come palloni, al loro destino mai cercano di sfuggire, e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!..." ( C.Boudelaire da " Il viaggio")